Saper Comunicare Bene
Una gentile amica, iscritta alla Mailing List
Formazione, mi ha scritto chiedendomi suggerimenti per imparare a
parlare in pubblico. I consigli da darle (da darvi) sono infiniti.
Non basterebbe una dispensa con più di dieci pagine. Mi limiterò,
pertanto, agli aspetti cardini della comunicazione: il verbale,
paraverbale, non verbale.
In tutti i libri che trattano quest’argomento c’è
scritto che saper comunicare significa sapersi esprimere; sapersi
esprimere significa farsi capire. Per farsi capire occorre
suscitare interesse in chi ascolta le nostre parole. In
sintesi, per comunicare occorre:
-
conoscere il destinatario;
-
usare appropriati veicoli di
trasmissione;
-
saper suscitare interesse;
-
informare esaurientemente;
-
ascoltare e valutare le reazioni del
destinatario;
-
migliorare, se necessario, il
contenuto dell’informazione trasmessa, usando differenti e più
efficaci mezzi di comunicazione;
-
suscitare interesse con nuovi stimoli;
-
riascoltare e valutare di nuovo le
reazioni del destinatario, sempre, all’infinito.
Sin qui nulla di nuovo. Ma, come senz’altro vi sarà
capitato, per comunicare non basta accontentarsi di avere trasmesso
ciò che volevamo dire (quante volte lo avete fatto e l’altra parte
non ha capito nulla o ha travisato le vostre parole?). Se veramente
vogliamo ottenere successo quando comunichiamo con gli altri,
dobbiamo mettere il destinatario nella situazione di capire ciò che
noi gli abbiamo comunicato. Oserei affermare che
tutti possono comunicare, ma
non tutti sanno farsi capire.
Da ciò deriva che saper comunicare è un’arte. Un’arte che secondo me
si può imparare. Per impararla occorrono buona volontà (tanta)
ed esercizio continuo dei metodi che regolano le moderne tecniche di
comunicazione.
Ma comunicare che cosa significa realmente?
“Comunicare” significa inviare, trasmettere, trasferire, far
conoscere, ecc. Comunicare significa tante cose e può non
significare nulla: tutto dipende dal senso che vogliamo dare alla
parola. Più semplicemente possiamo affermare che “comunicare”
significa “trasmettere”. Chi comunica è
una “fonte di trasmissione” e chi riceve è il “destinatario”.
Verbale, paraverbale e non verbale.
Eccoci giunti agli aspetti più importanti della comunicazione.
Suggerirei alla nostra amica (nonché a tutti Voi) di prestare
attenzione a ciò che si dice e a ciò che si fa. Intanto, attenzione
alle parole: parlare
semplice è uguale a parlare chiaro.
Usare il linguaggio più forbito spesso non aiuta a catturare
l’attenzione di chi ascolta, anzi, molto spesso causa l’effetto
contrario. Durante i miei corsi cito sempre questo detto:
“Usa il linguaggio dello scemo del villaggio…che ti
capirà anche il saggio”.
Prima regola di un buon comunicatore è di
conoscere il pubblico al quale dovrà parlare.
Usare un linguaggio da marketer va bene…..se dovete parlare ad un
pubblico di addetti ai lavori. Ma se l’uditorio è composto di
persone che non vengono dallo stesso ambiente, sarebbe meglio se
utilizzaste parole semplici, tratte dal linguaggio comune,
in modo che tutti capiscano
e che nessuno si annoi.
Tenete presente che il
verbale
(ovvero le parole che sono dette in una qualsiasi conferenza,
seminario, lezione scolastica, o semplice riunione di lavoro)
rappresenta solo il 7% della comunicazione.
Ciò significa che le Vostre parole, colpiscono l’attenzione dei
presenti in misura minore di quanto possiate pensare. Se Vi limitate
ad usare solo il verbale correte il rischio di parlare
esclusivamente alle persone auditive, e quindi: di escludere
tutte le altre. Alla fine del Vostro incontro, molte delle persone
presenti avranno afferrato solo una percentuale minima di ciò che
avrete detto.
Per quanto riguarda invece il
paraverbale
(tono, timbro, volume, inflessione della
voce, ecc), è bene alternare il tono in
base agli argomenti trattati. Ma perché è così importante
variare il proprio tono di voce? Perché il 38% della
comunicazione passa attraverso il tono, il timbro, il volume e
l’inflessione della voce. Questo significa
che se Volete farvi capire dovete assolutamente alternare il tono
della voce in base ai concetti che state esprimendo.
Se non lo fate, se continuate a parlare con il solito tono di voce,
rischiate, nella migliore delle ipotesi, di fare addormentare le
persone. In questo caso ci rivolgiamo, in modo preferenziale, alle
persone chiamate cinestesiche. Sulla base delle mie
esperienze personali, Vi consiglio d’integrare sempre il
Vostro discorso con metafore, aneddoti, paradossi, case history e,
soprattutto, portare esempi concreti della Vostra esperienza
vissuta. Queste persone hanno bisogno di provare sensazioni, amano
l’effetto “pelle”: apprendono di più da una breve esperienza
raccontata in cinque minuti, con enfasi e piena di sensazioni (e
quindi con un tono di voce appropriato), che da una relazione della
durata di un’ora, letta (nel senso stretto della parola) con tono
lineare e spesso (troppo spesso) stucchevole.
Infine, ben il 55% della Vostra comunicazione passa
attraverso l’atteggiamento
non verbale,
chiamato anche “IL LINGUAGGIO DEL CORPO”.
Per esempio il contatto con gli occhi, i
movimenti del corpo, delle mani, i supporti visivi, ecc.
In questo caso si coinvolgono tutte quelle persone che hanno, come
sensi più sviluppati, quelli visivi. A tale proposito
consiglio sempre di guardare, a turno, tutte le persone presenti
nella stanza. Scambiate con ognuna di loro il Vostro sguardo, fate
in modo che si sentano coinvolte. Poi sappiatevi muovere, sappiate
muovere soprattutto le mani. Niente mani in tasca (per evitarlo
basta tenere in mano un pennarello con cui scarabocchiare una
lavagna a fogli). Usatele, le mani. Usatele per accompagnare le
Vostre parole, i toni, le cadenze, per rilevare dei passaggi
importanti. Muovete le mani sempre aperte verso gl’altri; non
stringete mai i pugni e non incrociate mai le braccia. Laddove
potete, usate sempre i lucidi per aiutarvi (ed aiutare le persone a
capire meglio) nella vostra presentazione.
Ricordatevi, sempre, che per comunicare a 360
gradi dovete “toccare” tutti i sensi. Dovete trasmette le
informazioni attraverso tutti e tre i canali d’accesso:
auditivo, visivo,
cinestesico.
Spero di essere stato d’aiuto alla nostra amica e
magari, anche a qualcuno di Voi. Chi volesse pormi delle domande su
questo o altri argomenti, può farlo scrivendomi a
giancarlo@giancarlofornei.com
Vi giunga un cordiale saluto.
Giancarlo Fornei
Consulente & Formatore
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